Dall’Acrilica ai Led

Oluce in Via Borgonuovo in un allestimento curato da Francesco Rota.

Spazio Borgonuovo
Via Borgonuovo, 1 Milano

Fuorisalone
17-22 Aprile 2012
dalle h. 10,00 alle 20,00
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Oluce, fondata da Giuseppe Ostuni nel 1945, è oggi la più antica azienda italiana di lighting design ancora operativa. In più di 60 anni di attività Oluce ha lavorato con alcuni dei maggiori designer italiani e stranieri, ha vinto numerosi premi, tra cui due Compasso d’Oro, e i suoi prodotti sono entrati nei principali musei di arte decorativa e design del mondo.

Sovente tuttavia Oluce viene ricordata più per lo straordinario impulso fornito alla storia delle forme, basterebbe per questo citare “Atollo” di Vico Magistretti, probabilmente la lampada italiana più conosciuta nel mondo, dimenticando un contributo altrettanto importante alla vera e propria ricerca applicata sulla luce.

Ma facciamo un passo indietro: il lighting design consiste, banalizzando, nel costruire un “contenitore” capace di ospitare, con il miglior risultato all’unisono estetico e prestazionale, una determinata sorgente luminosa. La lampadina, o sorgente o bulbo che dir si voglia, è quindi qualcosa che sta, da sempre, sul tavolo da disegno del progettista di illuminazione, accanto alla matita, alla carta e oggi al computer. L’evoluzione delle lampadine è stata infatti la causa, potremmo dire, dell’evoluzione stessa del lighting design. Oluce ha rivestito anche in questa storia specifica un ruolo molto importante che la mostra odierna intende ricordare.

Un ricordo costruito per tappe ove ogni tappa è scandita da un progetto che utilizza, tra i primi al mondo, una nuova sorgente.

E così nel 1954 Tito Agnoli, grande e dimenticato progettista italiano recentemente scomparso, utilizza la Cornalux – o lampadina “a testa di martello” appena prodotta dalla Philips – inventando, con il modello 387, un’immagine iconica per la lampada da terra: un semplice canotto portalampada infilzato in un tubo cromato. Non si rendeva necessario nessun tipo di riflettore essendo appunto la Cornalux a testa parzialmente specchiata, e quindi “direzionata per natura”.

Nel 1962 è la volta di Joe e Gianni Colombo di stupire il mondo del progetto con “Acrilica”, una lampada che sfrutta al meglio le nuove potenzialità della sorgente fluorescente, incassandola alla base di un apparecchio che, come per magia, è capace di trasportare il chiarore alla sommità: la fredda luce fluorescente trova la sua glorificazione grazie al metacrilato curvato ad alto spessore.

Nel 1967 Joe Colombo vince il primo Compasso d’Oro per Oluce costruendo, nel modello “Spider“, la più perfetta “camicia” che sia mai stata disegnata proprio per la Cornalux: il taglio nel carter di lamiera verniciata consente di apprezzare l’incredibile sagoma piatta della lampadina.

Non pago di questo risultato, nel 1970 Joe Colombo impiega, per la prima volta in un oggetto destinato alla casa, l’alogena R7s.15. Nasce il modello 626, da subito soprannominato “Alogena” o “Colombo”, lampada da terra dalla testa piatta ed alettata che costituirà, negli anni a venire, un nuovo archetipo per questa tipologia.

E ancora, nel 2000 Oluce intuisce le possibilità di una nuova sorgente, l’alogena G9, di ridottissime dimensioni e potenza significativa. Si decide di impiegarla rileggendo un disegno dell’archivio storico Oluce, risalente al 1960, e che proponeva, in altre dimensioni, una applique minimale dotata di lente in vetro curvo e cornice di alluminio: rinasce la 1960 (modello 162) che misura soltanto 13 centimetri di diametro per 5 centimetri di spessore.

Bisognerà poi sostanzialmente attendere l’inizio del nuovo millennio perché un’altra rivoluzione veda la luce. Questa volta però si tratta di qualcosa di assolutamente inusitato: le sorgenti a led in pratica postulano la scomparsa della sorgente come eravamo abituati a considerare dal XIX secolo. Anzi, l’impatto è così potente che, a volte, nei primi progetti a led si utilizza la nuova sorgente in proporzione alquanto ridotta rispetto alle sue potenzialità. E comunque, per un decennio, si rimane legati alla necessità di utilizzo del trasformatore (che, tra l’altro, ha una vita media assai minore di quella dichiarata per la sorgente a led). Fino al 2012. Ecco che nell’apparecchio “Kin”, disegnato da Francesco Rota, Oluce adotta una nuovissima lampadina a led che lavora a tensione di rete e per di più è dimmerabile. Si raggiunge così un risparmio energetico che sfiora l’85% rispetto ad una sorgente tradizionale, potendo, a pari potenza, ipotizzare per la lampadina una vita 15 volte più lunga.

Nelle sembianze di un apparecchio in fusione di alluminio dalla classica forma “china” brilla questo nuovo cuore luminoso, realmente rivoluzionario.

La pioneristica storia di Oluce, dall’Acrilica ai Led, viene raccontata oggi, seguendo questo palinsesto volutamente riassuntivo, in un suggestivo allestimento di Francesco Rota.

Marco Romanelli, Aprile 2012

1954 lampadina Cornalux

apparecchio modello 387
design Tito Agnoli

1962 lampadina Fluorescente FM 6W T2

apparecchio modello 281 detto “Acrilica”
design Joe e Gianni Colombo
Medaglia d’Oro XIII Triennale di Milano, 1964

1967 lampadina Cornalux

apparecchio modello “Spider”
design Joe Colombo
Compasso d’Oro ADI, 1967

1970 lampadina alogena R7s.15

apparecchio modello 626 detto “Alogena”
design Joe Colombo

2000 lampadina alogena G9

apparecchio modello 162 detto “1960”
design archivio storico Oluce

2012 Led 8 W 230V dimmerabile

apparecchio modello Kin
design Francesco Rota

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