STORIA
Fondata nel 1945 da Giuseppe Ostuni, Oluce è, nel campo dell’illuminazione, la più antica azienda italiana di design ancora attiva, un’eccellenza produttiva unica che traduce in forme un’appassionata ricerca estetica e tecnologica sulle potenzialità della luce. Nel tempo, Oluce ha saputo costruire una collezione strutturata come un racconto, ricco e multiforme, abitato da prodotti capaci di superare le mode per divenire icone del design italiano.
Inizia il connubio con il mondo del design
Già nel 1951 Oluce partecipa, con successo, alla IX Triennale, presentando – nella sezione dell’illuminazione curata da Achille, Livio e Pier Giacomo Castiglioni – un Luminator disegnato da Franco Buzzi. L’azienda, com’era tipico nella storia di quel periodo, raggiunge subito, grazie alla rivista Domus, un pubblico internazionale. Un grande successo è sancito da Tito Agnoli con le segnalazioni alla seconda edizione del Compasso d’Oro, nel 1955, di due lampade (il modello da terra 363 e uno speciale modello per libreria). Nel 1956 seguiranno, in rapida sequenza, altre due segnalazioni: per una notevolissima lampada da tavolo in polivinile a lamelle e per un apparecchio a sospensione (mod. 4461) con doppio diffusore in perspex. Fondamentale infine ricordare, nel 1954, l’apparecchio 255/387 (detto ”Agnoli”), esile tige che regge uno spot, a segnare la fine dei paralumi e l’adozione di lampade da terra molto semplificate anche nell’illuminazione domestica.
I grandi Maestri
Oltre ad Agnoli, con Ostuni lavorano Forti, Arnaboldi, Monti e Minale, ma è alla fine degli anni ‘50, e precisamente grazie all’incontro con Joe e Gianni Colombo, che Oluce acquista una più precisa carica rivoluzionaria. I fratelli Colombo (poi solo Joe proseguirà le sue incursioni nel mondo degli oggetti, dedicandosi Gianni all’arte pura) cercavano un interlocutore in grado di reagire alle loro provocazioni: lo troveranno in Ostuni. Nascerà così la lampada da tavolo 281, conosciuta come ”Acrilica”, curva di spessissimo perspex lungo cui la luce pare risalire, presente nel catalogo Oluce dal 1962. La 281 rimane da un lato come dimostrazione di un possibile punto di incontro tra arte e design, dall’altro come testimonianza di un uso colto di materiali allora innovativi. Medaglia d’oro alla XIII Triennale, la stessa in cui Joe Colombo otterrà anche due medaglie d’argento (per il ”Combi-Center” e la ”Mini- Kitchen”), ”Acrilica” posiziona la figura di Joe Colombo tra i grandi interpreti dell’epoca.
Nel 1963, Marco Zanuso disegna per Oluce la lampada da tavolo modello 275 con un grande diffusore in perspex bianco orientabile a rotazione su di una base in metallo laccato che entra in produzione dal 1965. Nel 1964/66, nuovamente da un materiale, il vetro stampato detto ”Lente Fresnel”, nascerà, con Joe Colombo, la famiglia di lampade stagne da esterno ”Fresnel” con base in metallo verniciato e diffusore trattenuto da mollette d’acciaio. Seguirà, nel 1965, il gruppo ”Spider” ove un unico corpo illuminante, disegnato come risposta ad una speciale lampadina a spot orizzontale, veniva montato, grazie ad uno snodo in melamina, in diverse situazioni (casa/ufficio) e su diversi supporti (tavolo/terra/ parete/soffitto), impostando il concetto stesso di ”famiglia” di lampade. Nel 1967 ”Spider” vince il primo Compasso d’Oro per la Oluce e, nel 1972, è a New York per la indimenticabile mostra ”Italy: the New Domestic Landscape”.
Nel 1967 Colombo è però già più avanti e, con il modello ”Coupé”, conservato al MoMa di New York, propone uno stelo curvo di notevoli dimensioni a sorreggere una elegantissima calotta semicilindrica. Coupé vince, nel 1968, lo ”International Design Award” dell’American Institute of Interior Designers di Chicago. Nel 1970 nasce invece la ”Lampada alogena”, necessariamente da allora chiamata ”Colombo”. Prima alogena per interni ad apparire sul mercato, icona insuperata di un design assieme funzionale e contemporaneo.
Magistretti e il passaggio alla famiglia Verderi
A partire dagli anni ’70, Oluce attraversa una nuova importantissima epoca, coincidente con il passaggio della proprietà da Giuseppe Ostuni alla famiglia Verderi e contrassegnata dalla preponderante figura di uno dei grandi maestri del design italiano: Vico Magistretti.
Per molti anni Magistretti sarà art director e principale designer dell’azienda, lasciando in essa una traccia inconfondibile e un patrimonio di riconoscibilità diffuso nel mondo intero. Kuta, Lester, Nara, Idomeneo, Pascal, Dim, Sonora, Snow, ma soprattutto Atollo, divengono nomi capaci di evocare il prodotto corrispondente. Atollo si trasforma in una sagoma, una silhouette grafica in grado di suggerire il concetto stesso di ”lampada”. Atollo, imitata nel mondo intero, ma sostanzialmente inimitabile, vincitrice del Compasso d’Oro nel 1979, presente nelle collezioni permanenti dei maggiori musei di design e arti decorative del mondo, diventa così molto di più che una lampada: un’icona.
Verso la fine del secondo millennio
All’inizio degli anni ’90, il rigore dello svizzero Hannes Wettstein convive in parallelo con le ironiche provocazioni di Riccardo Dalisi, ampliando un catalogo espressivo e ricercato. Nel 1995, Oluce inizia un nuovo corso che potenzia il successo internazionale e il riconoscimento critico della collezione. La nuova formula si incentra sulla valorizzazione di linguaggi estremamente differenti e personali in particolare appartenenti ad esponenti di spicco della ricerca contemporanea quali l’inglese Sebastian Bergne, gli italiani Laudani&Romanelli, la produzione dei fratelli Fernando e Humberto Campana, poetici interpreti del loro lontano Brasile, e l’architetto Toni Cordero.
Gli anni 2000 e la contemporaneità di Oluce tra passato, presente e futuro.
La contemporaneità di Oluce tira le fila tra passato, presente e futuro, annodandole in una collezione evocativa e disegnata, dove la geometria delle forme si completa con materiali inediti e finiture preziose.
Il nuovo millennio conferma e continua la ricerca di interpreti, di voci e mani in grado di declinare in modo sempre differente le tipologie dell’illuminazione secondo la filosofia dell’azienda.
Accanto all’eredità dei grandi maestri del design, prosegue la collaborazione con progettisti di fama internazionale, emblema del volto contemporaneo di Oluce. La raffinatezza del giapponese Nendo, il minimalismo poetico di Toshiyuki Kita, le parole asciutte di Gordon Guillaumier, Carlo Colombo e Lutz Pankow, le ricerche espressive di Francesco Rota e Ferdi Giardini si aggiungono alle intuizioni di Sam Hecht, Jörg Boner e AngelettiRuzza, fino ad arrivare ai progetti più recenti dell’azienda firmati da Nicola Gallizia, Victor Vasilev e Christophe Pillet, che contribuiscono a definire la grammatica visiva dell’azienda realizzando lampade che sono anche sofisticati elementi d’arredo.
La contemporaneità dell’azienda viene, inoltre, interpretata, con uno sguardo verso il futuro, attraverso le intuizioni di giovani designers come il duo italo-giapponese mist-o – con la scultorea lampada LAS – o come le studentesse di IED Roma, Mariana Pellegrino Soto e Francesca Borelli, i cui prodotti, nati come progetti di tesi e presentati durante Euroluce 2017, entrano a pieno titolo a far parte del catalogo dell’azienda.
Accanto ai nuovi prodotti e collezioni a catalogo, a partire dal 2015, nasce il Bespoke Tailoring, il servizio di personalizzazione che Oluce ha pensato appositamente per il contract. Forte di una lunga storia produttiva e con la volontà di valorizzare il bagaglio di conoscenze umane e creative, l’azienda decide di mettere così la sua esperienza nel campo dell’illuminazione a disposizione delle esigenze attuali del mercato. Lampade ideate ad hoc su progetti specifici oppure in varianti modulari su disegni già esistenti nonché produzioni di prodotti a catalogo articolano la ricca proposta tailor made che l’azienda offre per poter soddisfare, nel modo più adeguato, le esigenze di grandi e piccole forniture.